Santi nati in sicilia

Santa Lucia - Patrona di Siracusa
Logo santi e Beati Siciliani by G.A.
Santa Agata - Patrona di Catania

Chi più dei Santi onora la propria terra? E quale altra gloria e' piu' vera e piu' duratura di quella dei Santi?
In questo elenco degli uomini di Chiesa, nati in Sicilia, molti di questi non vengono festeggiati, altri non sono neanche piu' ricordati. Anzi si può affermare che sono molti di più quelli in cui la forza nella virtù è nota solamente a Dio.
Meritevole di ogni elogio è lo scrittore, il poeta o l' artista che educa la fantasia e conforta gli animi del suo simile; ma più ancora il Santo, che possiede il segreto di rassicurare le coscienze e le menti, di addolcire con l'amore le sofferenze, e di ispirarsi, nella vita di ogni giorno, alla fede nel Padre Celeste. Ma nella Sicilia i Santi sono una schiera sterminata; e non si esagera affatto, affermando che, in fatto di santità, l'isola detiene il primato fra tutte le regioni.
L' Isola sin dal primo momento del Cristianesimo diede i suoi figli alla nuova fede, i suoi martiri a Cristo, i suoi vescovi santi e confessori alla Chiesa.
I primi due Vescovi in Sicilia, furono inviati da S. Pietro, mentre egli si trovava ancora in Antiochia. S. Marziano a Siracusa e S. Pancrazio a Taormina. Dopo il suo arrivo a Roma, inviava sull'isola, un terzo Vescovo, S. Berillo, a Catania.
Inoltre, è sicuro che S. Paolo, nel suo viaggio verso Roma, sbarcò a Siracusa:
"..cum venissemus Syracusas mansimus ibi triduo"(A. A. 28, 12).
Soggiorno breve, ma sufficiente all' apostolo per infiammare la gente di Sicilia.
L' anno 90 segna il primo trionfo della Chiesa in Sicilia, che offre i suoi martiri per la testimonianza del Cristo.
Taormina ha l' onore dei primi protomartiri siciliani: S. Esia e le Sante Zenaede e Susanna, mentre ad Agrigento è martirizzato per la fede il primo Vescovo: San Libertino. Seguono, in ordine cronologico, i martiri Benigno, Eugario, Bassiano, Callisto, Evodio, Emogene, Fanzio e Deodata a Siracusa; Stratonico, Cleonico, Euplio, a Catania; Ampelo e Caio a Messina; Eustozio, Procolo e Gollodeo a Palermo; Stratonico, Eleonico, Epifane, Eustrazio, Isidoro e Neofita a Lentini.
Numerosa è anche la schiera dei Vescovi santi, nei primi secoli di persecuzione. Oltre un Gregorio, Vescovo di Lilibeo, Mamiliano, Procolo, Golbodeo e Eustazio di Palermo, che furono anche martiri, la Chiesa venera come Santi: Cresto, primo successore di S. Marziano a Siracusa, Eulalio, Massimiano, Giovanni, Elia, Zosimo e Teodosio sempre di Siracusa; Everio, Severino e Sabino a Catania, Massimo a Taormina; Neofito, Rodippo e Lucìano a Lentini; Patamione, Gregorio I e Isidoro ad Agrigento.
Più famosi sono i Vescovi: S. Pascasino, di Lilibeo, che combatté contro Eutiche e nel 451 presiedette, quale Legato Apostolico di S.Leone Magno,
il Concilio di Calcedonia, S.Giustino, impugnatore dell' eretico Pietro Gnaffeo che sosteneva l' incarnazione delle tre divine Persone. 
Le « Responsiones ad Orthodoxos », sono sue.
Non meno celebre è San Gregorio II (591 - 630), monaco agrigentino, vissuto nel VI secolo e consacrato da Papa Pelagio Vescovo di Agrigento. Partecipò al Concilio Ecumenico di Costantinopoli e girò instancabile tutto l' Oriente per la conversione degli infedeli.
Come S. Gregorio I, così anche altri siciliani furono vescovi in sedi fuori dell' Isola. Si ricordano S. Neoso, a Ravenna, e S. Bassiano, siracusano, vescovo di Lodi, al tempo di S. Ambrogio. Ma il posto principale spetta a quei cinque siciliani chiamati al supremo fasto del Pontificato, e venerati 
tutti e cinque come santi.
Apre l'elenco il palermitano San Agatone; (è sepolto nel Poliandro di S. Pietro in Vaticano -  si festeggia il 5 luglio). Benedettino del Monastero di 
S. Ermete, Monastero fondato a Palermo da S. Gregorio Magno. Egli sedette sulla sedia di Pietro dal 27 giugno 678 al 10 gennaio 681, e si rese famoso per la condanna del monoteismo nel III Concilio di Costantinopoli, e per avere esonerata la Santa Sede dal tributo annuale da pagare all' Imperatore d' Oriente.
Gli successe sulla Cattedra di Pietro un altro siciliano, di Aidone o di Messina; San Leone II, che pur nel suo breve pontificato, (dal 17 agosto 682 al 3 luglio 683), riuscì a pacificare la Diocesi di Ravenna, tormentata dalle discordie provocate da Teodoro. 
Costituì inoltre il bacio di pace nella messa e l'espersione d'acqua benedetta per il popolo.
E' probabilmente siciliano anche S. Conone, morto nel 687. A principio dei secolo seguente, un altro palermitano,  S. Sergio I, resse per 13 anni la Chiesa, acquistandosi speciali benemerenze per l' abbellimento artistico delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo. Nel 768, venne eletto Pontefice 
l'ultimo siciliano, S. Stefano IV, di Siracusa. Egli seppe far valere presso Desiderio, re dei Longobardi, i diritti del Papato violati. 
Ci sembra pure doveroso infine, per questo periodo, rammentare il nome dell' illustre siciliano Panteno, il quale, sebbene non sia venerato ufficialmente come Santo, fu temerario e ardente propagatore della religione cristiana, sino all' Arabia Meridionale. E due Santi martiri messinesi; Eleuterio, Vescovo Illirico, ed Anzia sua madre.
Un'altra pagina, forse la più bella delle santità siciliane, è quella che riguarda le Sante Vergini.
La numerosa schiera nella quale eccellono le quattro sante ricordate nel Canone della Messa: 
Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, le prime due sono siciliane.
Esse seppero conservare illibato il loro candore e offrire al mondo un meraviglioso esempio di santità. 
Agata e Lucia, magnifica coppia di verginità e di fede, esse in tenera età rinunziarono al loro elevato stato sociale, distribuirono ai poveri le loro ricchezze, lasciando per se soltanto la purezza, e andarono serenamente incontro al martirio e alla morte. Ammirato di tanta grandezza, S. Gregorio Magno fece comporre in loro onore la "Messa Gaudearnus ornnes in Domino". Parole che la Liturgia in seguito adottò per l' Assunta ed altre feste e 
l' Oremus, che divenne poi il cantico per tutte le Vergini e Martiri. Così, ogni anno, nella loro festa, il Sacerdote offra il sacrificio di propiziazione e 
reciti la preghiera liturgica del Breviario, si ricorda la terra che diede i natali alle due fanciulle eroiche.
S. Agata (Patrona della città di Catania, ma il suo culto è molto diffuso in tutta la Sicilia. E' anche protettrice delle balie, delle nutrici e delle tessitrici); e S. Lucia (Patrona di Siracusa, le sue sue spoglie mortali sono conservate nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia a Venezia).
A Palermo splendette di santità S. Rosalia. (Patrona della città, le sue sue spoglie mortali sono conservate nella Cattedrale cittadina). 
Ella di famiglia regale, disprezzò lo sfarzo della corte di re Guglielmo, e fuggi, da quell'ambiente mondano per nascondersi in una grotta 
del monte Pellegrino.
Quella grotta, per Rosalia era popolata di visioni celesti e di consolazioni che la ricompensarono pienamente dei digiuni e delle veglie. Quasi contemporanea di S. Rosalia è un' altra verginella siciliana, S. Marina.
Alle Sante Agata e Lucia possiamo associare altri santi: per primo, S. Vito martire. Egli e' il terzo dei Santi siciliani più conosciuti nel mondo, venerato come patrono speciale della Boemia e della Sassonia, mentre le splendide Cattedrali a lui dedicate a Fiume, a Praga e a Magonza sono testimonianze perenni del culto tributato.
La Chiesa in Sicilia conta pure tra le Vergini e Martiri: Santa Eutalia da Lentini, S. Ninfa da Palermo (i cui resti si trovano nella Cattedrale di Palermo dal 1593, la santa è ricordata nel Martirologio Romano con i santi Trifone. Si festeggia il 10 novembre), e S. Teogonia da Mineo; e tra i Confessori conta, fin dai primi secoli del Cristianesimo, un S. Fantino a Siracusa e i Santi Donato e Caritone a Lentini. 
Tradizioni siciliane antiche testimoniano l' esistenza di Santi eremiti anteriori a S. Paolo, da tutti creduto il primo eremita.
Essi sarebbero i Santi Cleonico, Talleleo, Stratonico,Pellegrino e Neofito.
Nel secolo VI arrivarono in Sicilia i Benedettini. (La madre del loro fondatore, S. Gregorio, era siciliana). 
Essi fondarono nell'isola sei monasteri. Famosi in quel periodo, furono gli abati Moriniano e Urbico.
In questo periodo in Sicilia, si ebbe solo un martire: S. Giacomo, Vescovo di Catania, ucciso dagli Iconoclasti, mentre era assorto in preghiera. 
Sotto la dominazione araba, il numero, dei martiri tornano ad elevarsi. A Tunisi subì il martirio la vergine palermitana, Santa Oliva; a Galatea,
Santa Venera, uccisa dai suoi fratelli, a Taormina, il Vescovo San Procopio.
Sono di Palermo i Santi Elia e Filareto, S. Nicasio Burgio Martire; di Siracusa i Santi Andrea, Giovanni, Pietro e Antonio; di  Messina Stefano e altri monaci benedettini. Sempre del periodo della dominazione araba in Sicilia, sono;  i Santi monaci Gregorio, Nicodemo, Pietro, Giovanni, Demetrio e Filareto, palermitano, Simeone e Giuseppe Innografo, siracusani, ed Elia, da Enna, e ancora : San Attalo Vescovo di Catania, Bernardo, Luca, Teotisto, Roberto e Giovanni Terista di Palermo, Leoluca di Corleone,  San Teotista, di Caccamo, San Vitale di Castronovo, San Clemente, abate di Siracusa, San Saba di Agira. Tra i Vescovi di quel periodo sono venerati come santi: Severo, Ermogene ed Ippolito.
Sotto le dominazioni normanna, sveva e angioina. Vi furono: S. Nicola eremita di Adrano, i monaci, S. Cono, nato intorno al 1139 a Naso e 
battezzato col nome di Conone, S. Lorenzo di Frazanò, S. Silvestro di Troina, ai tempi di Guglielmo il Buono.
I carmelitani hanno in gloria, S. Alberto di Erice, (Beatificato nel 1454, canonizzato nel 1476 da Papa Sisto IV), S. Nicola di Noto,
S. Guglielmo di Polizzi e S. Clemente, abate del cenobio basiliano del Salvatore de Placa, vicino Francavilla di Sicilia, e il beato Luigi Rabatà
da Erice nato verso la metà del 1400 e morto intorno al 1490, le sue spoglie sono sepolte nella Chiesa Madre di Randazzo, e delle sue
reliquie si trovano anche ad Erice e a Trapani. 
Non meno ricca di santi fu la Sicilia durante la dominazione aragonese e castigliana. Il numero dei santi di quel periodo e meno, perché la chiesa di quel tempo adottò dei criteri più selettivi nel canonizzare gli uomini di Dio, e nell' approvarne, il culto a loro tributato.
Sono gli ordini religiosi, sorti in quel periodo, che generano nuova linfa nell' albero della santità. Infatti, se si eccettua l' eremita S. Guglielmo di Noto,
i santi di questo periodo sono, in maggioranza, religiosi. In quel periodo nasce a Calatafimi intorno al 1390,  il  Sacerdote Beato Arcangelo Placenza, fondatore nel 1430 del convento di S. Maria di Gesù, ad Alcamo, per mandato del Beato Matteo d' Agrigento. Morì ad Alcamo nel 1460. 
Nella chiesa del Convento e' custodito il corpo ancora intatto, la cui presenza spirituale ancora oggi tra i fedeli è molto viva.
I seguaci di S. Agostino, al tempo del re Manfredi, possono vantare un Beato Agostino Novello, palermitano di nobile famiglia, vissuto prima 
alla corte del Re, poi a Roma come Penitenziere pontificio sotto Nicola IV, e infine generale del suo ordine; e un Beato Francesco Marchese,
morto nel 1495.
I Domenicani possono gloriarsi di San Giacinto Giordano Ansalone martire in Giappone, nato a Santo Stefano Quisquina, del Beato Bernardo Scammacca, nato a Catania di cui fu anche arcivescovo, e del Beato Pietro Geremia, palermitano, famoso non solo come scrittore e oratore, ma anche come inviato del papa Eugenio IV, al Concilio di Firenze. Egli abile guida spirituale, procurò parecchie vocazioni insigni al suo Ordine, come quella del Beato Domenico Spatafora, da Randazzo, di Salvo Cassetta, Maestro dei Palazzi Apostolici, sotto Sisto IV, e del Beato Giovanni Liccio, vissuto a S. Cita di Palermo, e morto a Caccamo, sua patria, all' età di 111 anni. 
Ancora più lunga è la lista dei Frati Minori Riformati, L' apre colui che introdusse la riforma del suo Ordine, in Sicilia, il Beato Matteo Gallo, da Agrigento, dove fu poi anche Vescovo, egli era compagno ed amico di S. Bernardino da Siena. Seguono il Beato Simone Napoli da Calascibetta, e
i Beati Tommaso Torre da Caltagirone, Cherubino Mustaccio ed Innocenzo Milazzo da S. Lucia del Mela, Raimondo delle Croci da Aidone, Matteo Giudici da Agrigento, Ludovico de Martino da Caltagirone, Paolo Bono da Palazzolo, e il Venerato Angelo Garlisi da Racalmuto, Francesco Bruno da Cammarata e l'Arcivescovo di Catania, il Pio frate Michelangelo Bonadies.
Sempre di quel periodo è il Padre Cherubino martire, da Caltagirone, ucciso in Etiopia nel 1638, ed uno elevato all' onore degli altari, l' umile laico Benedetto da S. Fratello, figlio di schiavi negri oriundi d' Etiopia. Egli morì a Palermo, ove godeva fama di santo per le virtù e i miracoli, nel 1587. 
Anche gli ordini religiosi come i Gesuiti, Teatini, e Cappuccini, ebbero uomini di virtù e spirito ecclesiastico. 
I Gesuiti, diedero alla Chiesa dei grandi apostoli siciliani. 
Sono i Venerabili Luigi La Nuza, Vincenzo Ferreri della Sicilia, Bernardo Colnago, cui la città di Catania volle onorarlo di un sepolcro in Cattedrale, nel luogo più vicino alle reliquie di S. Agata; i Padri Gaspare Paraninfo, Filippo Maria Sceusa, Giambattista De Francisci; e infine, Stanislao Piolo e Cesare Gaetani. Ancora più numerosi sono quelli che nelle lontane e allora difficilissime Missioni propagarono la fede di Cristo. 
Essi, senza esitazione, si spinsero per tutte le vie del mondo conosciuto. Il primo in assoluto può considerarsi il Beato Gerolamo De Angelis, da Enna, che subì il martirio nell' Impero del Sol Levante. E sempre in Giappone vi giunsero, i Padri Giovanni Matteo Adami e Marcello Saccano.
Si recarono Cina, i Padri Niccolò Longobardi, Ludovico Buglio, Girolamo Gravina e Prospero Intorcetta.
In India, i Padri Giambattista Federici e Francesco Castiglia.
In Etiopia, il messinese Antonio Bruno, e in Grecia il laico Simone Bucceri; mentre Antonio Bellavia, Domenico Marini, Giuseppe Genovese
e Ignazio Franciscis, si recarono nelle nuove terre delle Americhe, scoperte da Cristoforo Colombo.
Tra i Teatini si distinse per santità il Beato Giuseppe Maria Tomasi, autore anche di numerosi libri ecclesiastici. 
Uno dei Cappuccini Siciliani più famosi, è il Servo di Dio Padre Innocenzo Marcinò da Caltagirone, Generale dei  Cappuccini, nato nel 1589 e morto nel 1655. Egli percorse l' Europa, sempre seguito ovunque da folle, attirate dalla sua santità e dai suoi miracoli. Venne ricevuto nelle corti regali di Torino, Vienna, Parigi e Madrid, avendo sempre onori sovrani.
Altri illustri figli dell' ordine cappuccino sono il Beato Felice da Nicosia, Padre Clemente di Lorenzo da Noto, Padre Francesco da Piazza Armerina, Padre Daniele da Lentini e Padre Arcangelo da Modica; cappellano nell'esercito Austriaco, e il Beato Frate Bernardo da Corleone,
e il Servo di Dio Padre Girolamo Caruso, nato a Cammarata nel 1549 e morto a Naro nel 1627.
Anche gli Ordini religiosi femminili danno in Sicilia le loro Sante. Queste donne, seppero far fiorire le virtù caratteristiche della loro terra: modestia, carità, rinunzia e sacrificio. La prima di esse, in ordine di tempo, è una Clarissa francescana: S. Lucia da Caltagirone, morta nel 1300. Seguita dalla non meno conosciuta, e gloria di Messina la Beata Eustochia Smeralda Calafato, morta nel 1490. 
Ella si consacro' interamente a Dio. Modello di vergine prudente, attese la venuta dello Sposo colla lampada accesa della fede e della carità. L' aroma delle sue virtù le attirò dietro numerose imitatrici ed ancor oggi,alla distanza di cinque secoli, una bianca schiera di Clarisse veglia e prega attorno alla tomba che custodisce il corpo incorrotto della santa fondatrice, di cui si culla una continua e talvolta miracolosa protezione.
Degne di nomina sono anche la Beata Margherita Calascibetta da PiazzaArmerina, la venerabile suor Innocenza Rizzo da Trapani, la Venerabile Chiara Gallo, Antonina Miceli ed Emilia Cordici da Corleone, Ludovica Piazza da Agira, Maddalena Battaglia da Termini Imerese, Arcangela Tardera da Piazza Armerina, Maria Maddalena da Palermo, la Cappuccina Suor Veronica Barone da Vizzini. Ricordiamo ancora la Beata Maria Schinina' nata a Ragusa nel 1844 e ivi morta nel 1910, fondatrice nel 1885 dell'Ordine delle Suore del Sacro Cuore.
Anche il Clero Siciliano ha offerto al mondo, nel tempi a noi più vicini, esempi luminosi di santità.
Per tutti, basterebbe nominare, il Venerabile Ignazio Capizzi, nato a Bronte il 20 settembre 1708, e morto a Palermo nel 1782. Nato povero, aveva una ricchezza impareggiabile: un cuore ardente di zelo e di amore verso i poveri e peccatori; fu anche grande educatore, il suo paese natale per riconoscenza gli ha eretto un monumento. E inoltre Padre Luigi Germano Crifasi, dei Pastori Cauloniani, egli nasce nel 1717. Morì adorno delle sante Virtł nel fiore della sua vita, a 46 anni, il 25 aprile 1763, con pubblica fama di ottimo religioso, lasciando nel Convento e nella provincia intera, 
un dolore universale. Onoro' Dio la di lui morte con evidenti segni di Santita'.
Un altro sacerdote folgorante gloria siciliana, è il Padre Giacomo Cusmano, fondatore della Congregazione religiosa dei Bocconisti, vissuto nella seconda metà del 1800. Per amore dei poveri si fece povero, e il suo nome è consacrato alla storia della beneficenza con il titolo di Servo dei Poveri.
Un altro nome è quello del Sacerdote Giambattista Scasso, nato a Palermo nel 1778 e ivi morto nel 1855. Egli, semplice e umile, riuscì, predicando, catechizzando, visitando i suoi fedeli, a risvegliare la vita religiosa assopita, a spegnere rancori e a organizzare opere di apostolato e di carità. Incondizionato fu il suo amore filiale alla Madre celeste, Maria Immacolata, patrona, della Sicilia.
Dobbiamo ancora ricordare, nomi meno celebri, ma forse non meno grandi: i gesuiti Giuseppe Spedalieri di Bronte, Giuseppe Piemonte di Regalbuto, morto nei primi del '900 in Honduras, Padre Bonaventura Aloisio, fondatore di una missione in Grecia, Padre Vincenzo Basile di Siculiana, missionario in Albania, e il Padre Cannata, il santo apostolo di Catania, si racconta che i suoi fedeli avessero l'abitudine di sfilacciargli la veste e asportarne qualche filo.
Ancora da ricordare sono i Cappuccini Samuele Nicosia da Chiaramonte, padre Gioacchino La Lomia da Canicattì (1831-1905), Angelico Lipani da Caltanisetta (1842-1920) e frate Giuseppe Maria Diliberto (1864-1886) da Palermo, morto a  solo 21 anni; un altro gesuita, il Padre Giuseppe Cataldo, morto nel 1927. Egli fu il fondatore di una città e di una Università in California. Di lui si dice che non si potrà scrivere la storia di quella regione, senza dimenticarne il suo nome.
Il Beato Padre Annibale Maria Di Francia da Messina (1851 - 1927), fondatore dei Padri Rogazionisti del Cuore di Gesù, degli Istituti Antoniani 
e delle Figlie del Divino Zelo.
Da ricordare anche, delle Figlie del Divino Zelo, la prima Superiora Suor Maria Nazarena Maione, morta in odore di santità il 25 gennaio 1939.
Suor Giovanna di Monterosso, Orsolina della Sacra Famiglia.
Modello di santità, fu Sebastiana Cultrera di Chiaramonte, morta nel 1935. 
Anche l' Azione Cattolica Siciliana ha il suo apostolo del bene del prossimo e della Patria, è il palermitano Giuseppe Pipitone, mutilato 
della II° guerra mondiale, egli seppe sempre realizzare nel suo cuore, la fede nel Padre Celeste.
Termina qui l' elenco, che purtroppo non sarà mai completo, ma che cercheremo di aggiornare di volta in volta.


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Angelo Grifasi - 01/03/01
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Pagina terminata e inserita sul web il 1 Marzo 2001
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