I colori della Sicilia

Garibaldi - Entrata a Palermo
Spedizione dei Mille - 1860/1861
Campagna di Sicilia
Località rese memorabili da fatti di guerra
Palermo
(nel 1860 contava  194.463 abitanti)
Giuseppe Garibaldi

PONTE DELL'AMMIRAGLIO, in corso dei Mille.
Costruito presso la foce del fiume Oreto nel 1113 da Giorgio di Antiochia, ammiraglio del conte Ruggero il Normanno, si trova oggi isolato perché nel 1736 il corso del fiume fu fatto deviare. E' a 7 archi ogivali di diversa ampiezza.
Qui il 27 maggio 1860 avvenne il primo importante scontro fra Garibaldini e Borbonici, ricordato da una 
LAPIDE murata a lato dell'arcata centrale.
MONUMENTO A VITTORIO EMANUELE II nel piazzale Giulio Cesare, di fronte alla Stazione Centrale. Su alto piedistallo è la statua equestre del Re, in bronzo (1886) modellata da Benedetto Civiletti (da Palermo, 1846-1899). Gli altorilievi marmorei nel basamento raffigurano L'ingresso dì Vittorio Emanuele al Quirinale, di Stefano Delisi (da Palermo, 1865-1886) e L'abdicazione di Carlo Alberto, sempre del Civiletti.
PORTA GARIBALDI
Qui sorgeva la demolita Porta di Termini, per la quale entrarono in città i primi garibaldini, con Nullo alla testa, seguito poco dopo da Garibaldi.
In via Garibaldi, su un muragliene fronteggiante via Milano, si trovano DUE LAPIDI commemorative, una della battaglia di Palermo e l'altra di Giacinto Carini, in questo luogo gravemente ferito il 30 maggio. In corso dei Mille 149, sull'angolo verso piazzetta Cairoli, un'altra LAPIDE indica il luogo in cui fu ferito Benedetto CAIROLI.
CIPPO MARMOREO DEI GIUSTIZIATI
In un angolo del piccolo recinto antistante la chiesa delle Anime dei Corpi Decollati, presso il fiume Oreto e davanti al Ponte delle Teste, ricorda i nomi degli 11 martiri del 26 ottobre 1831, dei 6 giustiziati del 28 gennaio 1850 e dei 13 del 14 aprile 1860.
Nel Giardino Garibaldi, in piazza Marina, sono numerosi BUSTI: di GARIBALDI (marmo di B. Delisi, 1861), di Rosolino PILO, di Francesco RISO (marmo di F. GRIFFO, palermitano, 1877), di Giovanni CORRAO, di Aloysio TUKÒRY (bronzo di Boldogfai Farkas), di Enrico ALBANESE (medico e volontario garibaldino, 1834-1889), di Raffaele DE BENEDETTO, ferito a Porta Termini il 27 maggio 1860, mentre il 29 seguente morivano sulle barricate i suoi fratelli Salvatore e Pasquale (marmo di Antonio d'Amore, 1870), e di Giuseppe LA MASA (1820-1881), marmo del Civiletti (1882).
Nella chiesa di S. Domenico, Pantheon delle glorie di Palermo, numerosi garibaldini e patrioti sono ricordati con sepolcri e cenotafi. MONUMENTO A FRANCESCO CRISPI (1819-1901)
Costituito da un'ara sormontata da un'erma col busto dello statista, fiancheggiata dalla figura simbolica di Palermo e da un genio alato con bandiera, opera in marmo (1904) di Giovanni Nicolini (da Palermo, 1872).
MONUMENTO A ROSOLINO PILO
Con la figura simbolica della Repubblica in ginocchio e dolente davanti a un'urna, marmo di Rosario Bagnasco (1878).
BUSTO DI NARCISO COZZO
dei conti di Gallitano, che seguì Garibaldi a Palermo, a Milazzo e a Capua, ove cadde, marmo di B. Delisi (1861).
TARGA COL BUSTO DI GIACINTO CARINI (1912).
Nel chiostro di S. Domenico è una LAPIDE con i nomi dei 33 garibaldini caduti della battaglia di Palermo.
MUSEO DEL RISORGIMENTO, in via Gagini, sistemato al piano terreno del Chiostro di S. Domenico, con biblioteca aperta al pubblico. Nell'annessa Cappella di S. Barbara, ricordi e cimeli di Francesco CRISPI; nel museo cimeli delle cospirazioni e dei moti dell'Isola, dal 1821 al '60; notevoli i ricordi garibaldini del 1860 e 1862, fra cui la bandiera tricolore del Lombardo, con stemma sabaudo.
PALAZZO PRETORIO (Municipio).
Sulla facciata verso piazza Pretoria sono murate tre LAPIDI a ricordo della vittoria garibaldina e del plebiscito di annessione del 21 ottobre 1860.
Verso via Macqueda, in un'altra LAPIDE:
A MEMORIA
DEL 27 MAGGIO 1860
IL MUNICIPIO
RICORRENTE
IL XXV° ANNIVERSARIO
POSE
In via Vittorio Emanuele 431, una LAPIDE indica la casa in cui soggiornò nel 1860 Francesco CRISPI.
In Piazza Bologni, una lapide posta nel palazzo Villafranca, ricorda una breve sosta di Garibaldi per riposarsi.
Nel mezzo del giardino di piazza Indipendenza, fuori Porta Nuova, sorge un OBELISCO, eretto il 4 aprile del 1866 e dedicato 
AI MARTIRI DELL'INDIPENDENZA ITALIANA.
MONUMENTO A Francesco CRISPI, in piazza Crispi (via della Libertà), opera del Rutelli, con la statua bronzea dello statista su alto piedistallo, circondato dalle figure allegoriche, pure in bronzo, della Monarchia, della Sicilia e di Palermo (1927).
MONUMENTO A GARIBALDI, in via della Libertà, eretto nel 1892. La statua equestre in bronzo dell'Eroe, su alto piedistallo, è opera di Vincenzo Ragusa (da Palermo 1841-1927); i due rilievi bronzei ai lati, raffiguranti Lo sbarco a Marsala e il combattimento al Ponte dell'Ammiraglio, nonché il leone che spezza le catene, sulla fronte, sono di Mario Rutelli (da Palermo, 1859-1941).
In un'aiuola, a sinistra del Monumento a Garibaldi, è il BUSTO marmoreo di Giacinto CARINI, del Civiletti (1888). In un'altra aiuola, il BUSTO in marmo del generale Vincenzo GIORDANO ORSINI, organizzatore dell'artiglieria dei Mille (di B. Delisi, 1910).
Nel giardino di fronte, Villa Francesco Crispi o Giardino Inglese, sono vari BUSTI: quello di Nino BIXIO (del Delisi, 1874), di Stefano TEDESCHI ODDO, medico e soldato a Calatafimi (1836-1882), di Menotti GARIBALDI e di Benedetto CAIROLI, capitano garibaldino a Marsala e ferito nella presa di Palermo, marmo del Civiletti (1892). 
MONUMENTO DEL CINQUANTENARIO DELLA LIBERAZIONE DI PALERMO,
poi consacrato anche ai Caduti della guerra 1915-'18, in piazza Vittorio Veneto, al termine di via della Libertà. Nel mezzo di un'esedra a colonne sorge una grande ara sormontata da un obelisco (architetto Ernesto Basile, da Palermo, 1857-1932).
Sulla fronte, due altorilievi bronzei con figure al vero fiancheggiano un gruppo con due più grandi figure allegoriche raffiguranti l'Unione della Sicilia all'Italia, opera di Antonio Ugo (da Palermo, 1870-1950); la Vittoria al sommo dell'obelisco è del Rutelli. Iscrizione dettata da Mario Rapisardi.
In piazza 13 Vittime, a Porta S. Giorgio, sorge un OBELISCO marmoreo (scultore Salvatore Valente, da Palermo, 1835-1903) eretto nel 1883 in ricordo dei 13 Martiri qui fucilati il 14 aprile 1860 perché promotori della rivolta del 4 aprile, capeggiata da Francesco RISO.

Il 4 aprile era scoppiata in Palermo la insurrezione del Monastero della Gancia, duramente repressa. Poche settimane dopo, il 26 maggio, i garibaldini erano a Gibilrossa, pronti alla conquista di Palermo.
Per l'investimento della città, che doveva essere attaccata di sorpresa nelle prime ore del giorno seguente, 27 maggio, Garibaldi ordinò la formazione di due scaglioni, procedenti l'uno dietro l'altro. Il primo scaglione, comandato dal La Masa e composto dalle squadre siciliane, aveva in esplorazione 30 guide condotte dal maggiore Luigi Tukòry; nel secondo, con Garibaldi e il suo stato maggiore, erano i due battaglioni Cacciatori delle Alpi di Nino Bixio e del Carini (ridotti a 750 uomini); altre squadre erano in coda.
Giunte al bivio di Scaffa (alla congiunzione di corso dei Mille con via Brancaccio) verso le 4 del mattino, le squadre di punta dei Siciliani del La Masa, prese dall'entusiasmo alla vista delle prime case di Palermo, non resistettero dall'acclamare all'Italia e a Garibaldi, attirando l'attenzione di un reparto di borbonici appostato ai Molini della Scaffa. La sorpresa venne a mancare, e le squadre, prese sotto il fuoco di fucileria, si sbandarono, buttandosi negli orti ai lati della strada. Garibaldi incitò i suoi, ma il resto della colonna La Masa dovette fermarsi poco oltre, di fronte al Ponte dell'Ammiraglio, difeso da 2 compagnie del 9° reggimento borbonico. Accorsero allora i carabinieri genovesi e una compagnia della seconda colonna con in testa il Bixio. Questi rimase ferito, ma prosegui. Di corsa, insieme con i volontari del Tùkòry, questo manipolo si buttò sul ponte e lo superò tra le fucilate, oltrepassando subito dopo anche il Ponte delle Teste un centinaio di metri più oltre, mentre altri passavano il fiume Oreto quasi all'asciutto ai lati del ponte. I garibaldini attaccarono alla baionetta sulla via e negli orti. Presi sotto un violento fuoco proveniente dalla destra e caricati a sinistra, presso la chiesa delle Anime dei Corpi Decollati, da mezzo squadrone di cavalleria, riuscirono a respingere il nemico che si disperse nella campagna. Anche una compagnia borbonica, minacciante le camicie rosse alla Tonnarazza, si ritirò alle prime fucilate Verso la marina e nel forte di Castellamare. Ciò permise a un manipolo di uomini del La Masa di penetrare nella Villa Giulia e quindi in città per Porta Reale. Nello stesso tempo il grosso forzò il passaggio della Porta di Termini, protetta da un terrapieno e difesa da una compagnia del 9° borbonico, mentre una nave napoletana sparava dal porto a mitraglia. Passò per primo il Nullo, seguito da una parte dell'avanguardia e dai carabinieri genovesi. Qui venne ferito gravemente il Tukòry, che in seguito dovrà soccombere. Garibaldi entrò poco dopo le 5 in Palermo e pose il suo quartier generale in Palazzo Pretorio, nel cuore della città. Le campane suonarono a festa e la popolazione insorse, si eressero barricate, mentre i borbonici si asserragliavano in Palazzo Reale, nei palazzi della Prefettura e della Finanza e nel Forte di Castellamare. Il generale Lanza, spaventato e disorientato, non riuscì a organizzare le sue truppe; diede invece ordine al comandante del forte e alle navi della flotta di bombardare la parte della città occupata dai garibaldini e dagli insorti. Il bombardamento durò tutta la notte e il giorno seguente, causando gravissimi danni e provocando la morte di circa 300 cittadini e il ferimento di altri 500. L'indiscriminato bombardamento rinfocolò la rivolta dei Palermitani. Il 28 e il 29 maggio continuarono i combattimenti per la conquista delle posizioni borboniche, e i garibaldini, che avevano il centro di resistenza ai Quattro Canti e a piazza Pretoria, si spinsero fino a Porta Macqueda e piazza della Cattedrale, a 300 metri da Palazzo Reale.
Il mattino del 30, alle 10, il generale. von Meckel, proveniente da Corleone, comparso alla periferia della città, superò di forza le barricate di Porta di Termini difese all'ultimo momento dal Carini, e giunse, non senza contrasto, alla piazza Fieravecchia, a meno di un chilometro dal quartier generale garibaldino. La situazione si faceva assai critica, ma fortunatamente il von Meckel dovette arrestarsi perché nel frattempo il Lanza, sollecitato dall'ammiraglio inglese Mundy, aveva iniziato trattative per un armistizio e per lo sgombero delle proprie truppe. La conferenza ebbe luogo a bordo della nave inglese Hannibal, fra i generali Letizia e Chretien per i borbonici e Garibaldi e Crispi per le camicie rosse, sotto la presidenza del Mundy e presenti i comandanti delle navi da guerra francesi, sarde e americane. L'armistizio venne concluso il 31 in Palazzo Pretorio, fra i generali Letizia e Landi e Garibaldi e Turr, valevole per 24 ore.
L'armistizio fu poi prolungato per altri tre giorni, con scadenza alle 12 del 3 giugno, e a questo fu accordata ancora una proroga fino al giorno 6. Nel frattempo, il 5 giugno arrivava in porto la flotta sarda al comando dell'ammiraglio Persano, il quale, affiancato dal La Farina, si mise ufficialmente in relazione con Garibaldi. Le tergiversazioni del Lanza ebbero finalmente termine quando il colonnello Bonopane, sottocapo di stato maggiore di Francesco II, gli consegnò una lettera con l'intimazione di ritirare le truppe dalla città e di imbarcarle. L'esodo via mare dei borbonici, concentrati nel sobborgo dei Quattro Venti, fu effettuato dal 7 al 19 giugno.
Il 21 ottobre veniva votata l'annessione della Sicilia all'Italia.
Vittorio Emanuele II faceva solenne ingresso a Palermo il 1° dicembre 1860.

Torna alla prima pagina
Pagina indice spedizione dei Mille
1860 / 1861 (immagine riservata)
A. Grifasi 14/03/02
Back to main page

Site colours design by Grifasi Studio ® ~ Milano ~ Italy

Questa pagina è in linea dal 14 Marzo 2002
- E' vietata la riproduzione anche parziale di qualsiasi tipo di informazione contenuta in questa pagina, senza segnalarne la provenienza -
Any form of whole or partial reproduction, of  texts, photos, illustrations is generally not permitted, with the exception of any with an expressed permission